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Morirò sepolta da una valanga di comunicati stampa. Vi ho voluto bene.
Scrivete di me che ho amato il mio lavoro, e che perdono anche gli addetti stampa più molesti, anche quelli che «Ma tu per caso scrivi anche di Reggio Calabria?», anche quelli che come il loro capo alza il mignolo devono inviare 30 comunicati stampa, anche quelli che devono intasare le mail con i pareri non richiesti (e non fondamentali) dei loro capi su qualsiasi cosa, dai viaggi nello spazio agli 80 anni di Jane Fonda, anche quelli che non sanno scrivere e che mi tocca cercare di interpretare con il vocabolario di armeno antico (e che magari inseriscono anche faccine, stelline, cuoricini, e altre amenità), anche quelli che si autopropongono con i loro autoeditoriali spacciandoli per comunicati stampa, anche quelli che non si capisce bene cosa vogliono e probabilmente stavano giocando a Candy Crush quando è arrivato il capo e per far vedere che stavano facendo qualcosa, in preda a un attacco di panico, hanno fatto partire per sbaglio l’invio.
Sì, sono acida, ma un po’ di sano mugugno concedetelo anche a me, è il mio modo “made in Genova” per dirvi che vi voglio bene e che sicuramente senza di voi non potrei mai provare l’emozione di trovarmi così tante mail in arrivo, sentendomi una vera vip per almeno 10 minuti al giorno (quando, in preda all’isteria, mi metto a cancellare roba, almeno quella che proviene da altre regioni); cioè in pratica dei vip per ora ho ottenuto solo i lati negativi, ma va bene così, ho molta pazienza e so aspettare.
Valentina