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La collana “Bloom” di Neri Pozza ormai è una garanzia, ma con “Quantum girl” l’esordio della scrittrice americana Erin Kate Ryan, siamo di fronte a qualcosa di dirompente. Anche grazie all’ottima traduzione di Irena Trevisan, il pubblico italiano può godere di questo romanzo a scatole cinesi, dove il postmodernismo e la tradizione si fondono in un’opera che si spera abbia l’attenzione che merita. Perché siamo di fronte a un capolavoro.
La trama in breve
Il primo dicembre 1946 la diciottenne studentessa di college Paula Jean Walden scompare per sempre. Diventa una ragazza quantica, ovvero di cui si possono ipotizzare infinite vite possibili. Può essere quindi diventata Mary Garret, che nel 1961 arriva in una piccola cittadina del North Carolina per usare la sua vista e trovare una ragazza scomparsa. Mary ha già trovato altre ragazze con le sue visioni, che forse le sono donate dal suo essere una ragazza scomparsa. Il suo nuovo caso però è particolare, perché deve cercare una donna che si chiama come lei (Paula), perché lo sceriffo e i maschi della famiglia di Paula sono ostili, perché le ragazze da cercare sono tre e due di colore, di cui nessuno si è interessato. Questa storia si intreccia con altre possibili versioni di Paula Jean, una vera e propria una, nessuna e centomila. E tutte le Paula Jean hanno due cose in comune: un dramma privato e segreto e un nemico, la violenza maschile.
Tre buoni motivi per leggerle “Quantum Girl”: la recensione
Una storia che si può leggere come un mistery ma che è molto, molto di più e ha un numero quantico di buoni motivi per leggerla.
1 Nei ringraziamenti dell’autrice non stupisce il riconoscimento di un debito verso Italo Calvino. La struttura narrativa di “Quantum girl” deve molto a “Se una notte d’inverno un viaggiatore”: sentieri di trame che si biforcano in continuazione. Ma Ryan fa girare questo schema intorno a un’idea narrativa particolare: Paula Jean è sparita per un dolore, e questo dolore è dato a sua volta da un’altra scomparsa, quella della sua amante proibita. Così Paula Jean è fuggita per essere libera di vivere la sua diversità, e per cercare Wise. Tutte le versione di Paula Jean fuggono, con o senza successo, dalla repressione maschile, da padri che ingaggiano detective o impongono la reclusione o l’elettroshock. Mary/Paula, con la sua vista, non cerca solo tre ragazze scomparse, ma tutte le ragazze che sono scomparse senza volerlo. Che non sono riuscite a fuggire.
2Oltre a Italo Calvino, Erin Kate Ryan riesce a calare una struttura postmoderna – che a tratti ricorda molto Paul Auster – in atmosfere claustrofobiche simili a quelle di Carson McCullers e Flannry O’Connor. “Quantum girl” è un romanzo che ti inchioda alla sua tensione mentre mette a nudo con spietato realismo la società che descrive, le sue persistenti forme di violenza. Per essere un’opera prima è pervasa da un controllo strabiliante sulla materia narrativa: si legge facilmente affascinando per la sua complessità.
3C’è una delle versione possibili di Paula Jean, quella dove lei conosce e infine sostituisce, anche letterariamente, la scrittrice del libro che era stato galeotto per lei e Wise, in cui il gioco di specchi della Ryan è pura magia, autentico piacere del testo: perché il vero oggetto quantico di cui parla il libro è la libertà di definire la propria storia, di essere autrici della propria vita, perché nella scrittura siamo al limite estremo della nostra esistenza, e siamo veri. Adesso Erin Kate Ryan ha una grande sfida di fronte: ripetersi. Ma intanto “Quantum girl” lo ha scritto.