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C’è una serie tv italiana che in questo momento sta facendo parlare adulti e giovanissimi, prodotta da Rai Fiction, celebrata al recente Festival di Sanremo e disponibile sia su RaiPlay sia su Netflix, dove attualmente è al primo posto tra i telefilm: “Mare fuori”.
In onda dal 2020, la fortunata serie – arrivata alla terza stagione – racconta le vicende dei detenuti di un immaginario istituto di pena minorile di Napoli, liberamente ispirato al carcere di Nisida: qui le storie dei giovani si incrociano con quelle del personale. “Mare fuori” inizia con l’arresto di due adolescenti diversissimi tra loro: un ragazzo di buona famiglia originario di Milano e un ragazzo dei rioni di Napoli, abituato a vivere nella delinquenza ma con la voglia di riscattarsi. Qui le vicende dei due si intrecciano con quelle degli altri ragazzi e del personale, tra cui la nuova direttrice disabile interpretata da Carolina Crescentini.
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“Mare fuori” ha fatto breccia soprattutto tra i giovanissimi e non pare tratto da un libro in particolare, anche se ci sono alcune letture che trattano proprio gli stessi temi. Ne consigliamo tre, qui con la trama della quarta di copertina:
1 “Almarina” di Valeria Parrella (Einaudi, 2019): è il romanzo, tra l’altro finalista al Premio Strega 2020, che più volte viene accostato alla serie tv perché – appena un anno prima dalla messa in onda di “Mare fuori” – tratta gli stessi temi. Può una prigione rendere libero chi vi entra? Elisabetta insegna matematica nel carcere minorile di Nisida. Ogni mattina la sbarra si alza, la borsa finisce in un armadietto chiuso a chiave insieme a tutti i pensieri e inizia un tempo sospeso, un’isola nell’isola dove le colpe possono finalmente sciogliersi e sparire. Almarina è un’allieva nuova, ce la mette tutta ma i conti non le tornano: in quell’aula, se alzi gli occhi vedi l’orizzonte ma dalla porta non ti lasciano uscire. La libertà di due solitudini raccontata da una voce calda, intima, politica, capace di schiudere la testa e il cuore. Esiste un’isola nel Mediterraneo dove i ragazzi non scendono mai a mare. Ormeggiata come un vascello, Nisida è un carcere sull’acqua, ed è lí che Elisabetta Maiorano insegna matematica a un gruppo di giovani detenuti. Ha cinquant’anni, vive sola, e ogni giorno una guardia le apre il cancello chiudendo Napoli alle spalle: in quella piccola aula senza sbarre lei prova a imbastire il futuro. Ma in classe un giorno arriva Almarina, allora la luce cambia e illumina un nuovo orizzonte. Il labirinto inestricabile della burocrazia, i lutti inaspettati, le notti insonni, rivelano l’altra loro possibilità: essere un punto di partenza. Nella speranza che un giorno, quando questi ragazzi avranno scontato la loro pena, ci siano nuove pagine da riempire, bianche «come il bucato steso alle terrazze».
2 “Ero un bullo” di Andrea Franzoso (DeAgostini, 2022): Daniel vive a Quarto Oggiaro, periferia di Milano. In famiglia il clima è teso, pochi soldi e continui litigi. Cresce nei cortili delle case popolari, ama il calcio e in campo è il più forte, tanto che a dieci anni gioca con la maglia dell’Inter. Le aspettative su di lui sono altissime, e non vuole deluderle. Ma quando, durante una partita, Daniel manca il goal decisivo, il sogno di diventare un calciatore famoso è infranto per sempre. Alle medie Daniel è un bullo temuto da tutti, carico di rabbia e aggressività. Sente che l’unico modo per guadagnarsi il rispetto è incutere paura e non temere niente, neanche di fare un colpo in banca. E infatti, lui le rapine arriva a farle per davvero, finché finisce al Beccaria, il carcere minorile. È considerato un ragazzo perduto, irrecuperabile. A segnare la svolta, l’incontro con don Claudio, il cappellano del carcere. Daniel viene affidato alla sua comunità, che accoglie i “ragazzi difficili”, e lentamente impara a guardare le cose da una nuova prospettiva. Dall’autore di #disobbediente! e Viva la Costituzione, un’appassionante storia vera di rinascita, amicizia e amore per la vita.
3 “Barre. Rap, sogni e segreti in un carcere minorile” di Francesco “Kento” Carlo (Minimum Fax, 2021): Kento è un rapper che insegna come si scrivono strofe, ritornelli e punchline a giovani detenuti. Nei suoi laboratori stimola a incanalare nella creatività la rabbia, la frustrazione e la tentazione di fare del male agli altri e – più spesso – a se stessi. “Barre” racconta queste esperienze e insieme riflette sul classismo insito nel sistema della giustizia minorile italiana, in cui a finire dentro spesso non sono i più colpevoli ma semplicemente gli ultimi per condizione economica, culturale e sociale. Barre, come quelle di metallo alle finestre della cella. Barre, come vengono comunemente definiti i versi di una strofa rap. Barre, come i segni di penna sui nomi dei ragazzi che non frequentano più i laboratori. Perché sono usciti, finalmente liberi. Perché sono diventati grandi e devono trasferirsi nel carcere degli adulti. Perché non sono mai rientrati dai permessi premio, e chissà che fine hanno fatto. “Barre” è una storia vera, raccontata con gli strumenti della narrativa perché le norme di legge, il rispetto nei confronti dei minorenni coinvolti e gli accordi di riservatezza sottoscritti con varie strutture carcerarie impongono di non rivelare nulla che possa collegare le vicende narrate ai protagonisti reali. Sono stati cambiati sempre i nomi e i dettagli, mai le storie e il loro significato.