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Prendete un giornalista, mettetelo a rispondere alla rubrica della “Posta del Cuore”, tra lettere grottesche, capiredattori euforici, bottiglie di gin, amanti, e la continua ricerca del senso della vita.
“Miss Lonelyhearts” è stato scritto nel 1933 da Nathanael West, e io ho letto la versione edita da Marsilio nel 2017. Non c’è una vera e propria trama: ogni capitolo racconta un episodio della vita di Miss Lonelyhearts – che è lo pseudonimo del malcapitato reporter messo a rispondere alle lettere dei cuori infranti – e dunque sono tanti quadri uniti però da un filo conduttore che porterà all’epilogo. Ecco tre buoni motivi per leggerlo:
1 È esplosivo: una girandola di situazioni e personaggi al limite del surreale, humour nero, e dissacrante ironia. Per certi versi ha ragione l’autore, quando definisce il suo libro «un romanzo in forma di fumetto», con questi capitoli/episodi/microstorie di cui parlavo prima.
2 C’è anche un po’ di filosofia – almeno così ho pensato io – nell’enorme differenza di carattere e di concezione della vita tra Miss Lonelyhearts che, provato da tutte le lettere disperate che riceve, cerca una salvezza (nella religione), e cinico il capo Shrike, che lo prende in giro e che riuscirebbe a rendere spietatamente divertente qualsiasi disgrazia.
3 Questo ha a che fare più con la casa editrice che con il libro in sè: la versione che ho letto, edita da Marsilio, ha il testo originale a fronte, che mi ha permesso di confrontare il libro scritto in inglese con la versione italiana, calandomi anche di più nei panni dell’autore e dei personaggi perché alcune espressioni e alcune sfaccettature – benché la traduzione sia molto accurata – sono intraducibili.