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I fatti di Capitol Hill del 6 gennaio erano già tutti nelle caustiche pagine di “Il Capitano e la Gloria” di Dave Eggers, e il possibile finale, anche: ma non bisogna solo leggerlo, bisogna realizzarlo.
“Per i passeggeri scuotere le cose manteneva la promessa, per quanto irrazionale e indimostrata, che ogni cosa scossa, o lanciata in aria a caso, potesse essere migliore quando ricadeva”.
In questi quattro anni molto è stato scritto su Donald Trump e il trumpismo. Come tutti i fenomeni di grande rottura e impatto alla produzione saggistica si è affiancata una ricca produzione narrativa.
La politica e i costumi sociali, si sa, si prestano alla satira, da quella più immediata a quella più classica, che prende spunto da “campioni” come Laurence Sterne, Jonathan Swift e, soprattutto, Mark Twain.
Dave Eggers, tra realismo e distopia
In questo genere, che utilizza prevalentemente, il realismo o la distopia Dave Eggers ha offerto probabilmente le sue cose migliori.
Il misconosciuto gioiello ‘Se non è consentito, è obbligatorio. O dell’ottimismo’ (Minimum Fax), il toccante ‘Zeitoun’ (Mondadori) sulla New Orleans dell’Uragano Kahtrina e il celebre ‘The Circle’ (Mondandori) da cui è stato tratto l’omonimo film con Emma Watson e Tom Hanks.
“Il Capitano e la Gloria” e i fatti di Capitol Hill
Quest’estate Feltrinelli ha poi pubblicato ‘Il Capitano e la Gloria’ breve e fulminante allegoria sul trumpismo. In un mondo dove i transatlantici sono nazioni galleggianti, i cittadini del ‘Gloria’ scelgono di sostituire il saggio e onorevole capitano in pensione con un bullo con una piuma gialla nei capelli del tutto inesperto ma che dice tutto quello che gli viene in mente e insulta tutti quelli che non la pensano come lui, a partire da quei presuntuosi che sanno come si fa navigare una nave. I cittadini del ‘Gloria’ lo scelgono, nonostante la sua pessima reputazione, per il gusto di cambiare, pensando che “tanto non pò succedere niente di male e se succederà ce ne liberermo in fretta”.
Il ‘Gloria’ ha una grande tradizione: ha combattuto molte battaglie per la libertà sua e di altre navi, ed ha sempre accolto i naufraghi facendoli diventare cittadini. Questa tradizione e tutte le altre finiscono in farsa prima e in tragedia poi per colpa del Capitano e di chi l’ha voluto.
Eggers è bravissimo, in poche pagine dense di inventiva, a descrivere la catastrofe della paranoia e dell’incompetenza, dell’arroganza e della dissennatezza. Come tutte le satire migliori prima si ride e poi si rimane atterriti: perchè la satira è lo specchio che ci dice la verità sui nostri errori; che ci dice che i mostri non sono i mostri ma chi li ha liberati, blanditi, scatenati, per rimanerne irrimediabilmente vittima.
Se ‘Lo scarafaggio’ di Ian Mc Ewan si concentra sul potere, ‘Il Capitano e la Gloria’ si concentra su noi stessi, dicendoci che, ogni volta che siamo a un bivio tra ciò che è giusto e ciò che è nuovo, dovremmo riflettere molto bene prima di scegliere a chi affidare il timone della barca sulla quale siamo tutti.
I fatti di Capitol Hill del 6 gennaio erano già tutti nelle caustiche pagine di Eggers, e il possibile finale, anche: ma non bisogna solo leggerlo, bisogna realizzarlo.