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Lo sappiamo, purtroppo da quando è arrivato il coronavirus nelle nostre vite è un momento in cui non c’è molto da ridere o da scherzare. Eppure lasciarsi un po’ andare ogni tanto fa bene al cuore e allo spirito: la risata è segno di allegria, piacere, ottimismo, e non c’è nulla di male nel voler cercare un po’ di benessere e di speranza anche in situazioni buie. Soprattutto se serve a dimenticare anche solo per 5 minuti la pandemia. D’altronde, come si legge tra le righe de “Il Nome della Rosa” di Umberto Eco, «il riso uccide la paura».
Libri tutti da ridere
Dunque, se possibile, ridiamo, sorridiamo, apriamo i nostri cuori e regaliamo loro un po’ di speranza. Ed è una cosa che si può fare anche con le letture adatte. Ecco allora qualche libro che regalerà una sana risata. Con me e Simone ha funzionato, perché non provare?
“Fantozzi” di Paolo Villaggio
Sapevate che le avventure cinematografiche dell’impiegato più tragicomico d’Italia sono tratte da un libro, anch’esso di Paolo Villaggio? Sono piccoli capitoli, ognuno con un’avventura diversa di Fantozzi, tutti da ridere, da leggere rigorosamente immaginandosi la voce dell’autore che racconta con lo stesso tono utilizzato nei film. Dalla mostruosa signorina Silvani alle improbabili partite a tennis con Filini, dalla signora Pina con i capelli color topo alla contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, una carrellata di personaggi indimenticabili (recensione).
“Che ci importa del mondo” di Selvaggia Lucarelli
Il suo primo romanzo a me ha fatto letteralmente morire dal ridere. Sono le avventure di un personaggio molto simile a lei (qualche anno fa) con le sue peripezie tra un figlio che cresce, le amiche, il lavoro, la ricerca dell’amore e ovviamente i mille imprevisti e le sfighe quotidiane che ci accomunano tutti. Piccoli episodi in cui tutti – anche se i contesti sono diversi – ci possiamo riconoscere, raccontati con un sarcasmo che mi ha fatto letteralmente piangere dal ridere (recensione).
“Bar Sport” di Stefano Benni
Intramontabile, come non ricordarsi la “Luisona” e altre perle che contraddistinguono il Bar Sport. È quel locale che abbiamo tutti nel nostro quartiere o nel nostro comune, quello in cui passa il carabiniere, lo sparaballe, il professore, il tecnnico (con due n), che declina la formazione della nazionale, il ragioniere innamorato della cassiera, il ragazzo tuttofare. Il bar in cui si ritrovano compagnie secolari e in cui fioriscono le leggende, quelle del Piva (calciatore dal tiro portentoso), del Cenerutolo (il lavapiatti che sogna di fare il cameriere), e delle allucinazioni estive.
“Come i Wanderers vinsero la coppa d’Inghilterra” di James Lloyd Carr
È un capolavoro di umorismo inglese. Una bella storia di sport inventata, ma raccontata come se fosse vera, una sorta di versione calcistica e comica di “Davide contro Golia”, con una piccola squadra che riesce a vincere la coppa più importante d’Inghilterra con personaggi imprevedibili e stratagemmi improbabili.
“Una cosa divertente che non farò mai più” di David Foster Wallace
È il capolavoro di comicità e virtuosismo stilistico con cui i lettori italiani hanno conosciuto il genio letterario di David Foster Wallace. Commissionatogli inizialmente come articolo per la rivista Harper’s, questo reportage narrativo da una crociera extralusso ai Caraibi – iniziato sulla stessa nave che lo ospitava e cresciuto a dismisura dopo innumerevoli revisioni – è ormai diventato un classico dell’umorismo postmoderno e al tempo stesso una satira spietata sull’opulenza e il divertimento di massa della società americana contemporanea.
“Good omens. Le belle e accurate profezie di Agnes Nutter, strega” di Terry Pratchett e Neil Gaiman
ìUn altro capolavoro di umorismo, diventato di recente serie tv su Amazon Prime Video. Qui si narra della fine del mondo. O meglio, della profezia dell’imminente Apocalisse che si sta per avverare: le armate del Bene e del Male si stanno ammassando e tutto sembra andare secondo il Piano Divino. Se non fosse che un angelo un po’ pignolo e un demone che apprezza la bella vita sulla Terra non sono proprio entusiasti davanti alla prospettiva della fine del mondo. Ah, mettiamoci anche che i due nemici-amici si perdano l’Anticristo per strada, e siano costretti ad andarlo a cercare, tra una girandola di personaggi assurdi e situazioni imprevedibili (recensione).
“La cerimonia del massaggio” di Alan Bennett
Ancora umorismo (nero) inglese, ma anche riflessioni su pregiudizi e ipocrisia. Si sa che non c’è nulla di più mondano di un buon funerale. E ancor più se si tratta di commemorare un estinto che, letteralmente, ha avuto per le mani la crème de la crème – ambosessi – di Londra. Allora l’evento può diventare, oltreché mondano, atrocemente intimo. E rischiare da un momento all’altro di sgangherarsi, se uno dei convenuti si alza in piedi per tessere un panegirico dell’anatomia del trapassato (recensione).