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Dello scrittore inglese Anthony Cartwright avevo già letto tutti i libri pubblicati in italiano dalla casa editrice 66thand2nd, dallo splendido “Heartland“, che considero uno dei migliori romanzi degli anni dieci del nostro secolo a “Il taglio”, il suo ultimo lavoro del 2019, che calava nella realtà della Brexit il soggetto di tutta la sua opera narrativa: la working class della Black Country, travolta dalla deindustrializzazione. In questo 2024 la casa editrice Alegre, nella sua collana “Working Class”, ha pubblicato “Come ho ucciso Margaret Thatcher” (nella traduzione di Antonio Prunetti, che è anche curatore della collana). Un libro del 2012, che finalmente possiamo leggere in italiano.
La trama, in breve
Sean è tornato nella sua Dudley per gestire il pub nella città dove è cresciuto. E ripercorre, con la memoria, la sua storia. È il 1979, e Margaret Thatcher ha vinto le elezioni in Gran Bretagna. Anche il padre di Sean l’ha votata, di nascosto. Ma se ne pentirà: aveva pensato che le cose sarebbero andate meglio, anche nelle Midlands, culla della rivoluzione industriale e baluardo laburista. Andrà tutto peggio: le fabbriche chiuderanno, gli uomini perderanno il lavoro, la polizia busserà alle porte delle case popolari, i ragazzi diventeranno naziskin, la Gran Bretagna andrà in guerra. Il piccolo Sean cresce vedendo il mondo che conosce sfaldarsi pezzo per pezzo e lui va in biblioteca, a studiare la storia della sua gente. Quando il suo mondo familiare va definitivamente in pezzi, pensa che si possa fare una cosa sola: uccidere la Lady di Ferro.
Anthony Cartwright è stato ospite alle prime due edizioni del Festival della Letteratura Working Class organizzato da Alegre e dal collettivo GKN a Campi di Bisenzio, e presenterà “Come ho ucciso Margaret Thatcher” al prossimo Salone del Libro di Torino. Per chi ha potuto e potrà, una grande occasione per incontrare un autore fondamentale del nostro secolo e approfondire questo libro, da leggere per tre buoni motivi.
1. Come muore un mondo
“Come ho ucciso Margaret Thatcher” non è un incubo epico come “GB84” di David Peace, né il racconto di vite soffocate dalla storia come “Il tuffo” di Jonathan Lee, ma il romanzo corale di un’idea di società spazzata via dagli anni ’80. Ogni capitolo è aperto da una citazione della Lady di Ferro, per far capire come il suo sia stato un disegno lucido e spietato: voleva sconfiggere la working class inglese, e lo ha fatto. Sfruttando anche le contraddizioni di una società che voleva essere ricca senza capire che “ci sono tanti modi per rendere le persone povere. Pensare che la vita sia solo una questione di soldi è un altro modo per essere davvero poveri”. Contraddizioni che Cartwright, come un Balzac del proletariato, mette in evidenza attraverso quello che accade nel microcosmo della famiglia di Sean e di Dudley.
2. Una storia di sogni infranti, ma senza nostalgia
È impossibile non stare dalla parte dei personaggi di Cartwright. Anche quelli che sbagliano, lo fanno in buona fede, perché ingannati. L’empatia che l’autore instilla nel lettore verso il mondo che descrive è potente e profonda. Ma anche quando i suoi protagonisti tendono a idealizzare il passato delle fabbriche che divoravano il paesaggio, l’autore li strappa e ci strappa alla nostalgia del passato. Quello che ci mostra “Come ho ucciso Margaret Thatcher” non è come fosse bello il passato della working class, ma come le sia stata tolta un’idea di futuro e gli ultimi capitoli del libro sono in questo senso un vero e proprio capolavoro e un inno contro il cinismo. Perché la salvezza della working class può essere solo di non pensare mai come Margaret Thatcher.
3. Un romanzo inglese che parla di noi
Questo è un romanzo profondamente legato alla regione inglese in cui è ambientato. Ma la storia della Black Country ci parla. Parla di come la precarietà del lavoro abbia preso il sopravvento umiliando e degradando le persone. Parla di come la competizione per i consumi e il successo abbia distrutto ogni vincolo solidaristico. Parla di come tutto il mondo popolare, a partire dal football, sia diventato business. Parla di come la società sia diventata sempre più diseguale infiammando la lotta tra poveri. Provate a leggere questo romanzo pensandolo a Sesto San Giovanni, nella periferia di Torino, nel ponente di Genova e troverete una storia che tendiamo a dimenticare, perché gli anni ’80 sono un passato che anche noi fatichiamo a guardare negli occhi.