Tempo di lettura: 2 minuti
Quentin Tarantino non è solo un grande regista, tra i più osannati dal pubblico negli ultimi trent’anni (“Pulp fiction”, il film che lo consacrò, è del 1994), ma è anche un grande scrittore. Di cinema, come dimostrano i numerosi premi ottenuti come sceneggiatore, ma anche sul cinema, perché prima di diventare una star è stato un critico, e per diventare un critico è praticamente cresciuto nei cinema. Da questa esperienza sgorga “Cinema speculation” (La Nave di Teseo, 2023, nella efficacissima traduzione di Alberto Pezzotta): un testo colto ma straordinariamente brillante, che ti fa voglia di vedere o rivedere i film di cui parla. Per una volta non da libro al film, ma dai film a un libro.
Il libro, in breve
Sin da bambino, a Los Angeles, Quentin Tarantino ha visto moltissimi film. Con i genitori, con la madre, le amiche della madre, i compagni della madre e delle amiche della madre. Ha visto film di ogni tipo, ma soprattutto film popolari – western, gialli, action e soprattutto exploitation – che hanno formato non solo il suo gusto, ma la sua estetica. Film che molti adulti non gli avrebbero fatto vedere, ma alla fine l’unico che lo ha davvero traumatizzato è stato “Bambi”.
Crescendo ha potuto seguire le grandi trasformazioni di Hollywood, i cambiamenti di regia e di scrittura, in particolare il passaggio dal melò al cinema impegnato e quindi all’ulteriore rivoluzione tra la fine dei ’70 agli anni ’80. Tarantino “specula” così sui film gli attori, gli sceneggiatori e i registi che lo hanno più colpito, da “Bullit” a “M.A.S.H.” a “Le due sorelle”; da Don Siegel a Brian De Palma, da Steve McQueen a Robert De Niro, da Paul Schrader a Sylvester Stallone, da Burt Reynolds a Clint Eastwood e tanti altri. Un libro di Tarantino che sembra un film di Tarantino: citazioni, ritmo ed esplosioni di violenza di celluloide.
Con il suo ultimo film “C’era una volta Hollywood”, Tarantino ha restituito l’atmosfera di un’epoca, con “Cinema speculation” ce la spiega. Un dietro o, meglio, un dentro le quinte che consiglio per almeno tre buoni motivi.
1. I film di culto che la mia generazione ha visto in tv
“Taxi Driver”, “Rocky”, “Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo”, sono film che la mia generazione ha visto in televisione, o ha noleggiato in VHS. In moltissimi casi non solo li abbiamo visti, ma li abbiamo rivisti, anche decine di volte. Anche per questo motivo quando guardiamo i film di Tarantino riconosciamo la nostra educazione al cinema di genere, che spesso, è grande cinema e basta (così come accade per la letteratura di genere).
Il merito di “Cinema speculation” è non tanto di spiegarceli (anche se lo fa, benissimo), ma di farceli rivivere, di darci un nuovo modo di vederli. Leggendo il libro capiamo perché ci sono piaciuti e ci sono “rimasti”. In questo senso è esemplare il capitolo dedicato a “Un tranquillo weekend di paura”: ora so perché mi colpì così tanto e perché lo rivedrò, all’infinito. Un corso di cinema in 420 pagine di adrenalina pura.
2. Una bellissima storia d’amore con il cinema
Se c’è una cosa che si capisce guardando i film di Quentin Tarantino, è che è un regista che ama il cinema (e leggendo “Cinema speculation” scopriamo che non è una cosa così scontata). Da questo amore deriva la ricerca incessante del Tarantino spettatore e autore: il piacere. Non la perfezione tecnica, non l’interpretazione perfetta, ma la soluzione migliore per chi guarda, la scelta dell’attore migliore per quella parte in quel film in modo che il pubblico sia entusiasta e abbia voglia di andare al cinema per vedere una storia. Spesso la critica “uccide” il piacere, in questo caso lo esalta, come dimostra lo splendido capitolo dedicato al vice responsabile delle pagine cinematografiche del “Los Angeles Times” Kevin Thomas, il critico più stimato da Tarantino.
3. La magia del backstage del cinema
“Cinema speculation” è bello anche perché ci porta dietro le quinte dei singoli film e del sistema Hollywood. Per chi ama le curiosità e gli aneddoti, in questo libro ne troverà a decine ed è il lato del libro più da cinefili. Perché Tarantino non è interessato al gossip, ma a tutto quello che lo spettatore non vede in quella grande industria che è il cinema, in particolare la battaglia quotidiana per diventare una star e poi rimanere in quel cielo senza cadere. Tarantino racconta storie di compromessi, di equivoci, di fortune e sfortune, con una scrittura davvero godibile: prendete i popcorn e godetevi “Cinema speculation”.