Tre buoni motivi per leggere “Il cuore di De Coubertin” di Simone Farello

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5 out of 5 stars (5 / 5) Una ventata di “gioiosa follia” in una città che ha sofferto molto


Per recensire il primo libro di Simone Farello, “Ogni maledetto martedì”, avevo scritto che nel testo spesso la realtà superava la fantasia. Adesso, nel seguito, “Il Cuore di De Coubertin” (Erga, 2019) la tendenza si inverte decisamente: largo al realismo magico, la cui presenza già si avvertiva nel primo libro, alla fantasia, alla “gioiosa follia”.

La trama, in breve: Sandro, già protagonista di “Ogni maledetto martedì”, diventa assessore allo Sport di un’immaginaria giunta alla guida del Comune di Genova. Per risollevare le sorti della città, dopo il crollo del ponte Morandi, propone di organizzare le “Vere Olimpiadi”, tornando allo spirito delle origini: giochi aperti a tutti, senza costruire nulla ma trasformando la città in un grande spazio in cui non solo non sarà proibito giocare, ma in cui ogni luogo diventerà un campo, un tatami, un ring, una pedana. Il Sindaco accoglie l’idea, che da follia diventa irresistibile epopea.

Ecco tre buoni motivi per leggerlo:

1  Perché è esilarante. Farello riprende tutta l’ironia usata nel primo libro e la mette al servizio di una storia impossibile e ricca di idee vulcaniche (forse tanto comiche proprio perché fantasiose): e allora via libera alle girandole di situazioni assurde e di personaggi spassosissimi. Dal Sindaco all’assessore alla Cultura con il suo monocolo, dalla super manager Stephanie Beck al direttore delle Onoranze Funebri con la passione per l’archeologia. E c’è anche un cammeo di Alexis Tsipras, perché naturalmente, parlando di “Vere Olimpiadi”, i malcapitati protagonisti si tireranno addosso l’ira di intere nazioni.

2 Perché è una lettura spensierata, sì, ma non solo: il libro, in realtà, va più in profondità e ci parla di cosa siano stati, di cosa siano diventati e di quale sia il rapporto tra sport, società e politica, tre argomenti d’altronde molto cari all’autore.

3 Perché è narrativa ma non solo: Farello si diverte a giocare con diversi generi, e allora ecco, intrecciate al testo, le “schede dell’Erudito” che raccontano storia e curiosità delle Olimpiadi e dei suoi sport, trasformando il libro in un saggio; e poi subentra il giornalismo con i (falsi) resoconti delle “Vere Olimpiadi”, che racconteranno l’evento ai lettori con un nuovo ritmo, quello incalzante della cronaca sportiva.

(E poi, quarto motivo bonus, se mi consentite, perché è una delle rarissime volte in cui vedo Genova, la mia città, protagonista di un libro che non sia un giallo. Diciamolo: era l’ora, cominciavo a temere che la Superba ispirasse solo omicidi e vendette).