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Ho scoperto un po’ per caso, grazie ai suggerimenti del Kindle, i libri dell'”ambasciatore disoccupato”, e posso dire dopo averne letti quasi tre (Corea del Nord, Arabia Saudita e sto leggendo Afghanistan) di aver fatto una bella scoperta.
Si tratta di una collana di libri auto pubblicati (e infatti ero partita un po’ prevenuta e scettica, salvo poi ricredermi), mini-reportage sulle nazioni visitate dall’autore che ha una storia meravigliosamente folle: Flavio Ferrari Zumbini, già dirigente della Ferrero, è stato campione di poker e, dopo aver scoperto la bellezza dei viaggi, si è proclamato “ambasciatore disoccupato”. In viaggio dal 2014 – fermato solo dal covid – ha già visitato qualcosa come 190 nazioni e il suo obiettivo è visitarle proprio tutte.
Ad accompagnarlo nei suoi viaggi, il suo compagno immaginario “Marco PoLLo” (con le sembianze di… un pollo, che altro se no?) che dialoga con lui, pone domande e si lascia andare a riflessioni. Come potevo resistere?
Ammetto che non conoscendo l’autore e non essendoci una casa editrice, il primo libro (Corea del Nord) l’ho letto con le ‘antenne’ parecchio dritte ma alla fine si è rivelato una bella sorpresa.
E dunque ecco tre buoni motivi per leggere i suoi libri:
1
Perché l’autore ha scelto di visitare – non senza un certo sprezzo del pericolo, ma di certo con una curiosità onnivora – luoghi di “turismo estremo” (e infatti così si chiama la sua collana di libri). Posti remoti, poco visitati, talvolta proprio sconosciuti, anche pericolosi. Raccontando tutto quello che vede, che sperimenta, le sue sensazioni, ma non solo: ogni viaggio richiede un’informazione puntuale, e dunque Ferrari Zumbini traccia la storia di ogni Stato, spiegandone anche tradizioni, cultura e società. In luoghi praticamente inaccessibili (come la Corea del Nord, ad esempio) diventa gli occhi del lettore.
2 Perché hanno un buon ritmo, sono brevi e leggibili, davvero adatti a tutti. Sono letture piacevoli, da leggere tutte d’un fiato o da centellinare quando si ha voglia di lasciarsi portare in posti decisamente inusuali. Non aspettatevi saggi di 500 pagine: consapevole del fatto che non basta andare una volta in un posto per potersene definire intenditore, Zumbini stila resoconti, quanto basta per raccontare la sua esperienza parlando di storia, curiosità e particolari poco noti. E lasciarsi andare anche a qualche riflessione.
3A proposito di riflessioni: non ci sono luoghi un po’ troppo pericolosi per un ‘turista’? E poi, è etico andare anche in quelli in cui manca il rispetto dei diritti umani? Me lo sono chiesto anche io. L’autore, grande appassionato di poker, ha spiegato che “prendo dei rischi ma quanto più calcolati possibile”. E in sostanza, alla fine, dà una risposta che condivido: avendone la possibilità e la volontà vale la pena vedere tutto con i propri occhi.