Tre buoni motivi per leggere “… che Dio perdona a tutti” di Pif

Tempo di lettura: 1 minuto

3 out of 5 stars (3 / 5)

Ironica provocazione per un libro leggero che vuol far anche pensare


Era da un po’ che avevo adocchiato “… che Dio perdona a tutti” di Pif (all’anagrafe Pierfrancesco Filiberto), edito da Feltrinelli a inizio 2020, e la trama mi aveva incuriosita. Ecco dunque di cosa parla e perché, secondo me, vale la pena essere letto.

La trama, in breve: il 35enne Arturo conosce Flora e se ne innamora. Sembra andare tutto a gonfie vele, ma lei è molto cattolica (e altrettanto pignola sull’argomento) e lui piuttosto ateo. Lei cerca in tutti i modi di “convertire” lui, e non sembra darsi pace, fino a quando Arturo, un po’ per sfinimento e un po’ per provocazione, reagisce con insolita fermezza: seguirà alla lettera la parola di Dio. Per tre settimane.

Ecco perché leggerlo:

1 Perché fa ridere, è tendenzialmente un libro leggero che contiene una girandola di personaggi e situazioni stravaganti, tra passione sfrenata per i dolci alla ricotta (dopo averlo letto ne voglio una tonnellata, mannaggia a me che sto a Genova) e improbabili amici di calcetto, tra scarpe regalate e inquilini “scostumati”.

2 Perché non fa solo ridere, soprattutto nella seconda parte induce alla riflessione e sviscera alcune domande, smascherando anche l’ipocrisia di chi pensa che sia tutto lecito, tanto poi “basta confessarsi” (il titolo deriva dal modo di dire siciliano “futti, futti, che Dio perdona a tutti”). E allora chi sono i veri cristiani? Qual è la differenza tra definirsi un buon cristiano nella forma, ed essere un buon cristiano nelle azioni? Quali sono le responsabilità di chi pratica la parola di Dio di fronte alla società?

3 Per lo stile fresco e brillante di Pif: è al suo primo romanzo ma – per chi ha visto film e serie tv de “La mafia uccide solo d’estate” – è impossibile leggerlo senza sentire la sua voce narrante nelle orecchie.

 

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