Tre buoni motivi per leggere “Prima che la notte” di Claudio Fava e Michele Gambino

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4 out of 5 stars (4 / 5) La biografia di una vittima della mafia da una prospettiva inedita


Tanto è stato scritto e tanto è stato detto sull’omicidio del giornalista Giuseppe (Pippo) Fava per mano della mafia, a Catania, nel 1984. Articoli, saggi, documentari.

Ma “Prima che la notte” di Claudio Fava e Michele Gambino, scritto nel 2014, è particolare. Ecco perché:

1 Perché mentre tanti si sono incentrati sulla figura di Fava, forse nessuno aveva mai scritto dei giovani giornalisti che proprio in quel periodo, con lui, si stavano facendo le ossa nella redazione de “I Siciliani”, compagni di una vita spensierata e pericolosa, che nel giro di una notte si ritrovarono a crescere, improvvisamente e brutalmente. E così hanno deciso di farlo loro – i giornalisti e scrittori Claudio Fava, figlio di Giuseppe, e Michele Gambino – raccontando aneddoti ed emozioni in prima persona.

2 Perché non è un noir, e neppure un saggio, e neppure un omaggio fine a se stesso. È il ricordo romanzato e affettuoso – fatto di risate, partite a pallone, articoli, nottate passate in redazione e “cazzeggio” – di chi ha vissuto bruscamente un passaggio tra due fasi: la prima, quella dell’innocenza, in cui il pericolo sembra sempre remoto, e la seconda, in cui i sogni finiscono e si entra in guerra con la mafia.

3 Perché Giuseppe Fava viene descritto esattamente per quello che era, per quello che ciascuno di noi potrebbe essere: un uomo semplice, modesto, incline allo scherzo, con i suoi pregi e i suoi difetti, la sua spensieratezza, la sua testardaggine, la sua limpidezza.

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