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Cosa succede nel momento in cui da bruchi si diventa farfalle? È quello che si sono chiesti i curatori della nuova collana di Marotta&Cafiero che inaugura quest’anno con un formato e titoli speciali. Questi brevi romanzi de “Le farfalle” raccontano il momento di svolta in cui alcuni personaggi famosi hanno deciso di cambiare la loro vita dando inizio al mito.
Se sul sito della coraggiosa casa editrice con sede e cuore a Scampia i volumi in uscita nel 2024 si possono preordinare, abbiamo avuto la fortuna di acquistare un libro in anteprima alla fiera “Più libri più liberi” di Roma: “Akira Toriyama” di Domenico Ascione.
Ecco tre cose da sapere:
1Forse il nome di Akira Toriyama non vi dirà molto, ma i più lo conoscono indirettamente tramite due dei suoi manga più famosi: “Dr. Slump” e soprattutto il successo planetario “Dragon Ball“. Ebbene sì, è la storia del papà di Goku e tanti altri personaggi che almeno la mia generazione ha letteralmente amato, facendo diventare quello con il cartone animato di “Dragon Ball” un appuntamento fisso e irrinunciabile.
2 Akira Toriyama non è sempre stato un mangaka, anzi: all’inizio, nella Nagoya degli anni ’80, era un grafico pubblicitario con idee un po’ troppo innovative e strampalate per il suo capo che avrebbe voluto tranquilli spot per casalinghe. Dunque, dopo l’ennesima sfuriata del superiore, Akira decide di licenziarsi per provare a spiccare il volo come autore di manga, assecondando il suo istinto. Non sarà certo una strada in discesa, ma i risultati con il tempo sono stati decisamente notevoli, che dite?
3 È una lettura simpaticissima e “smart”: poco più di 80 pagine in formato 10,5 x 21 cm, illustrazione di copertina molto pop, scrittura scorrevole e registro informale, la storia di Akira Toriyama qui non è un saggio ma un vero romanzo breve con dialoghi, ironia e tutto il resto. Si legge in pochissimo tempo e proprio per questo la trovo anche un’ottima idea regalo (se guardate sul sito di Marotta & Cafiero ci sono tutte le altre mini-biografie in arrivo, da Maradona a Jimi Hendrix, per “cogliere l’attimo” in cui hanno svoltato verso la realizzazione del proprio sogno).