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Il progetto ‘Asia’ di Add edizioni si candida ad essere una delle più interessanti e stimolanti esperienze editoriali e culturali del panorama italiano. Arricchita dal nuovo progetto grafico di NERO e dalle bellissime copertine di Lucrezia Viperina, la collana che alterna saggistica reportage e narrativa è una vera e propria porta su un mondo di cui si parla molto e di cui si conosce davvero ancora molto poco.
Per molto tempo, in occidente, Asia ha significato Giappone o tutt’al più India (attraverso autori di lingua inglese), mentre tutto il resto sfumava in un orientalismo dell’estremo oriente e del sud est asiatico che impediva di percepire la varietà sociale e artistica di paesi che rimanevano esotici. Oggi che il pendolo della storia sembra oscillare di nuovo verso l’Asia, e qualcuno parla addirittura di secolo cinese, capire questo mondo è diventato quasi una necessità.
Il rischio è che tutto questo interesse si esaurisca in una moda, in cui è difficile distinguere la qualità nell’eccesso di proposte. Per questo la selezione operata da Add è così preziosa, e in questo contesto “L’eclissi di Hong Kong – Topografia di una città in tumulto’ della giornalista Ilaria Maria Sala si propone come uno dei libri dell’anno.
La vicenda dell’autrice
Già la vicenda dell’autrice è esemplare: costretta a scappare da Pechino nel 1989, durante i fatti di Piazza Tienanmen, si rifugia all’ambasciata britannica e quindi va ad Hong Kong, dove vive tutt’ora. Nel 1997 la città stato passa dalla sovranità britannica a quella cinese, in seguito a un accordo sottoscritto da Margaret Tatcher con Deng Xiaoping nel 1984.
Da quell’anno la storia di Hong Kong è quella di un’enclave che da colonia diventa terreno di inculturamento della nuova Cina comunista, capitalista e nazionalista. Una popolazione che nonostante non potesse autogovernarsi era sostanzialmente libera e ambiva a diventare una vera democrazia, si è ritrovata ad essere sottoposta alle regole della Repubblica Popolare Cinese, dove solo il partito comanda. Nello stesso tempo, per la prima volta la dopo l’89, la Cina ha dovuto affrontare proteste di piazza, represse con sempre maggiore violenza, sino alla pandemia, che ha prodotto un’ulteriore stretta. Questa è l’eclissi che Sala racconta: una promessa di futuro schiantata da un passato travolgente, che dentro le architetture avveniristiche riscrive la storia a sua immagine e somiglianza.
È un libro pieno d’amore per Hong Kong e attraversato, più che dalla nostalgia, da quella che Mark Fisher chiamava hauntalgia, ovvero la nostalgia dei futuri che non si sono realizzati. È un libro che dice molte cose e tre mi sembrano particolarmente significative.
Tre buoni motivi per leggerlo
1La storia di Hong Kong è una storia di migrazioni. Per secoli è stata un rifugio, dove le storie di chi scappava da un posto hanno costruito il futuro di questo arcipelago. Per decenni qui sono arrivati i cinesi che fuggivano dalla Cina. Ora tutto è Cina, portando con sé un pericolo davvero nuovo: l’omologazione, l’adeguamento forzato di tutto e tutti a un modello. A Hong Kong è in gioco qualcosa in più della democrazia, ma è la diversità sociale. Se il secolo cinese è uguale a quelli americani, ci cosa potremo parlare?
2Ilaria Letizia Sala cattura lo spirito dell’urbanesimo: caos autoregolato. Livelli che si mischiano, confini porosi, contrabbando e mercato. L’apocalisse di questo disordine armonico e creativo è la somma dell’insostenibilità ecologica di ponti e isole artificiali e della guerra civile tra gialli (pro democrazia) e blu (pro Pechino).
3Ci sono moltissime storie di resistenza quotidiana, in questo libro. E due sono travolgenti: quella della comunità delle lavoratrici domestiche straniere, soprattutto filippine, sfruttate dai colonizzati e quella delle librerie clandestine, oasi di libertà di pensiero circondate dalla repressione del pensiero unico. Ci piace pensarle come cellule in cui si conserva quello che Hong Kong, e il mondo, potranno ancora essere.