Tre buoni motivi per leggere “Mondi (in)finiti” di Maurizio Galeazzo

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Ho letto con molto piacere “Mondi (in)finiti” di Maurizio Giuseppe Galeazzo (Edizioni Montag, 2021), un libro concepito nella primavera 2020 quando l’autore ha iniziato a scrivere, per diletto, costretto in casa durante il lockdown.

“Mondi (in)finiti” è l’esordio editoriale di Galeazzo, con prefazione di Bruno Morchio, ed è un’antologia di racconti di fantascienza di diverso taglio: dai paradossi spazio-temporali agli alieni, dalle realtà alternative alle nuove dimensioni, sono 22 storie che si inseriscono in tutte le sfaccettature della letteratura fantastica e surreale.

A me è piaciuto molto, ecco perché leggerlo:

1 Sono racconti molto brevi scritti con un ritmo incalzante e una trama accattivante, e ti viene voglia, quando li inizi, di capire subito quale sarà la sorpresa dietro l’angolo… perché c’è quasi sempre il colpo di scena. Il libro è adatto a tutti, e si finisce in poco tempo: 139 pagine da leggere tutte in un sorso.

2 Penso che questo libro possa essere adatto in particolar modo agli amanti di “Ai confini della realtà” o – per citare una serie tv più moderna – a “Black Mirror” su Netflix: questi racconti sono dei flash, pillole di fantascienza che raccontano spesso paradossi e fenomeni apparentemente impossibili, non spiegano tutto nei minimi dettagli, Ed è giusto così, anche se può sembrare spiazzante. D’altronde un buon testo di fantascienza non fornisce necessariamente delle risposte, ma fa sì che ci si possa porre nuove domande e aprire la mente. Che dovrebbe essere in fondo lo scopo della letteratura.

3 Fantascienza, sì, ma non solo. Ci sono anche sociologia, psicologia, filosofia, geopolitica. D’altronde lo stiamo toccando adesso con mano: quando accade una cosa che prima era praticamente impensabile, degna di un film di fantascienza (come ad esempio una pandemia), tutte le sfere del nostro essere e della nostra vita sociale sono coinvolte. E nulla potrà più essere come prima. Non è necessariamente una cosa negativa dire che sarà diverso. Ma se cambierà in meglio o in peggio, starà solo a noi deciderlo.

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