“Lo sconosciuto delle poste”: l’indagine su un mistero di provincia di Florence Aubenas

SUL LIBRO

Qualunque aggregato umano, se analizzato al microscopio, si rivela diverso dalle apparenze. E in provincia tutti si conoscono e proprio per questo si nascondono, continuamente

Tempo di lettura: 2 minuti

“Lo sconosciuto delle poste” di Florende Aubenas, Feltrinelli 2021, è un perfetto esempio di non fiction. È un’inchiesta giornalistica su un delitto reale e il reportage sulla profonda provincia francese, sulle relazioni e i segreti di una piccola comunità che deflagrano quando la direttrice del piccolo ufficio postale viene uccisa e i sospetti ricadono sull’estraneo Gérald Thomassin, promessa del cinema francese allo sbando. Per il suo dedicarsi a un fatto vero, il lavoro della Aubenas è stato paragonato a quello di Emmanuel Carrère e per le sue atmosfere ai romanzi del commissario Maigret. C’è del vero, in questi confronti, ma la Aubenas scrive un libro molto originale con uno stile che ci porta a ben altri riferimenti letterari e culturali. Soprattutto è un’opera che ci interroga, tutti noi, dalla prima all’ultima riga.

La trama, in breve

Il 19 dicembre 2008, nell’ufficio postale di Montréal-la-Cluse, l’unica impiegata Catherine Burgod viene trovata morta, uccisa da 28 coltellate. La donna era incinta, dalla cassaforte sono rubati poco più di tremila euro. I sospetti ricadono subito su Gèrald Thomassin, un attore dal passato travagliato, che al suo precoce esordio ha vinto un César e ha girato una ventina di film. Ma tra un film e l’altro è un “balordo” afflitto dalle dipendenze, che passa il suo tempo con due amici del posto anch’essi ai margini di una comunità a pochi passi dalla Svizzera, dove l’industria della plastica è la principale fonte di lavoro e i sogni di quasi tutti muoiono all’alba. L’inchiesta durerà 10 anni, prima di un’incredibile svolta. Come in una Twin Peaks francese, la Aubenas porta alla luce i tanti non detti di una comunità, i suoi segreti, la sua umanità.

Tre buoni motivi per leggerlo

L’autrice ha lavorato sette anni su questo caso: un lavoro meticoloso che ci porta ai tre buoni motivi per leggere “Lo sconosciuto delle poste”.

1Per tutta la lettura ho avuto la sensazione che questo libro sia la versione letteraria di “Io, Pierre Rivière, avendo sgozzato mia madre, mia sorella e mio fratello… – Un caso di parricidio nel XIX secolo”, dove l’equipe di Michel Foucault presentava ai lettori, praticamente senza commento, gli atti di un processo dell’800 nella campagna francese. La Aubenas è bravissima perché non giudica mai i suoi personaggi, ma li propone, li fa emergere. Ce li fa conoscere così come loro si raccontano, non come lei li vede. Questo non solo fa guadagnare al testo credibilità, ma lo rende autentico, e proprio per questo fortissimo.

2Qualunque aggregato umano, se analizzato al microscopio, si rivela diverso dalle apparenze. La vittima, Catherine Burgod, aveva alle spalle diversi tentativi di suicidio, un matrimonio fallito e una figlia. Suo padre Raymond Burgod, è un potente notabile del paese, che ha fatto tenere aperto l’ufficio delle poste solo per sua figlia. Dopo il femminicidio sarà ossessionato dalla ricerca del colpevole, diventando a sua volta un motore tragico. Thomassin, il sospettato, è un estraneo e per di più un attore: l’incarnazione della falsità e del male. Ma è anche lui la vittima di un’infanzia passata tra istituti e famiglie affidatarie. Il confine tra Montréal-la-Cluse e la Svizzera è un confine della droga. C’è anche una casa dei fantasmi. Eppure, in questa cappa, c’è anche un pallido sole, a cui la Aubenas si scalda e ci fa scaldare.

3“Lo sconosciuto delle poste” ha in realtà un precursore italiano. Il favoloso, ma dimenticato, “I misteri di Alleghe” di Sergio Saviane. Perchè le “province” sono tutte uguali, in Italia come in Francia come negli Usa. Sono quei posti alieni e alienati dalla grande città, dove il tempo scorre in un modo completamente diverso, dove tutti si conoscono e proprio per questo si nascondono, continuamente. Le province sono una presenza carsica, che ogni tanto emerge mettendo a nudo le proprie contraddizioni e le nostre. Nel suo libro la Aubenas ci consegna tutto questo, con uno stile impeccabile e un’empatia rara per ciò che racconta.

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