Tempo di lettura: 3 minuti
Elon Musk è il personaggio del momento: è l’uomo più ricco del mondo, un imprenditore visionario e spregiudicato che vende auto elettriche, gestisce uno dei social network più influenti del globo (X, già Twitter) e sogna di portare la vita su Marte, come uno dei protagonisti più inquietanti del film “Don’t Look Up”, che solo per questo meriterebbe di essere rivisto.
Ma Elon Musk non si accontenta di essere tutto questo: dopo aver sostenuto come nessuno la candidatura di Donald Trump, avrà un ruolo nell’amministrazione del nuovo presidente Usa ed è facile che aumentino le sue azioni mirate a influenzare il corso dei conflitti che agitano il mondo e le scelte di molti Stati, compresa l’Italia, dove in questi giorni sta intervenendo sulla questione delle politiche migratorie con post sul suo social network X, costringendo il Presidente della Repubblica Mattarella a rispondergli pubblicamente.
Sono anni che analisti e studiosi evidenziano che le grandi realtà industriali – Google, Amazon, Meta, Microsoft, Apple e Tesla – della Silicon Valley americana sono ormai più potenti e influenti degli Stati e in questo senso Elon Musk sta solo abbattendo l’ultimo confine: non si accontenta di predicare il predominio dell’economia sulla politica e di condizionare il potere, ma lo occupa in prima persona.
Nella sua ascesa, il tycoon di origini sudafricane rappresenta allo stesso tempo un fenomeno nuovo e la riproposizione di una storia che abbiamo già visto spesso e che periodicamente si ripresenta quando gli spiriti animali della ricchezza travolgono tutto ciò che hanno intorno: è quindi una figura complessa che rappresenta qualcosa di più vasto che merita di essere compresa. Perché capire Elon Musk significa capire il nostro mondo e noi, come sempre, proviamo a farlo con i libri.
Il potere, assoluto, dei soldi
“L’avidità è una cosa giusta” è una battuta che è passata alla storia. La pronuncia Michael Douglas Gordon Gekko, lo spietato finanziere protagonista del film “Wall Street” di Oliver Stone, che raccontava l’america reaganiana degli anni Ottanta, quando si affermava il neoliberismo. Dopo la crisi del 2008 e il movimento di Occupy Wall Street si pensava che l’avidità come valore assoluto fosse sorpassato. Non è così e il fatto è che i superricchi hanno sempre combattuto per prendersi tutto, come descrive John Kampfner nel suo bellissimo “Storia dei ricchi. Dagli schiavi ai super-yacht, duemila anni di ineguaglianza” (Feltrinelli, 2015). Una lettura allo stesso tempo appassionante e sconvolgente, che inizia nell’antica Roma, passa per i padroni delle ferrovie di fine ‘800 e arriva sino agli oligarchi russi e, appunto, i personaggi come Elon Musk: quasi un sussidiario che forse andava letto prima da un po’ più di persone, magari insieme a “La siliconizzazione del mondo” di Eric Sadin (Einaudi, 2018), che racconta bene la vera storia dei nerd della Silicon Valley che da hippy libertari si sono trasformati nei nuovi padroni del mondo.
Il tramonto della democrazia?
Dopo la caduta del Muro di Berlino (di cui il 9 novembre è ricorso il 35° anniversario), lo studioso Francis Fukuyama divenne famoso con il suo “La fine della storia e l’ultimo uomo” (ristampato nel 2020 da De Agostini), in cui affermava che la democrazia liberale, dopo aver sconfitto il comunismo, si sarebbe affermata in tutto il mondo. La profezia non solo non si è avverata, ma si è completamente sovvertita. Non solo perché la democrazia non ha trionfato, ma perché il pensiero ultraliberista ha dimostrato che può fare benissimo a meno della democrazia.
Lo spiega in un libro essenziale e acutissimo Emanuele Felice, che in “Dubai, l’ultima utopia” (Il Mulino, 2020) racconta come lo spirito del capitalismo fiorisca in società, come quelle degli Emirati, dove i lavoratori sono schiavi, essere omosessuali è un crimine e le donne non hanno diritti. Ed è con un tempismo quasi perfetto che Il Saggiatore ha riproposto quest’anno al pubblico la bibbia di questa idea dello strapotere economico, “Anarchia, Stato e Utopia” del teorico dello stato minimo Robert Nozick a cui si può contrapporre un testo critico fondamentale come “Capitalismo cannibale” di Nancy Fraser (Laterza, 2023).
Difendersi con i libri e le parole
Come ha iniziato la sua scalata alla ricchezza Jeff Bezos di Amazon? Vendendo libri. Per lui erano una merce come un’altra, facile da consegnare. Con il suo modello di business, fondato peraltro su uno sfruttamento spietato della manodopera, ha cambiato tutti i mercati e sta mettendo a rischio quello editoriale, costringendo a chiudere editori e librerie, anche se sempre di più ci sono storie di resistenza di successo come quelle raccontate da Jorge Carriòn in “Contro Amazon. Diciassette storie in difesa delle librerie, delle biblioteche e della cultura” (e/o, 2020) o le tante che abbiamo raccolto anche nella nostra “Piccola mappa per viaggiatori letterari” pubblicato quest’anno da Erga Edizioni. Soprattutto perché anche nel caso delle parole, i nuovi super ricchi non si accontentano: le vogliono tutte. Quelle dei libri e quelle dell’informazione e del giornalismo di approfondimento, fagocitati dai social e dai loro algoritmi, anche perché i reporter sono tra i pochi che possono ancora raccontare storie come “Facebook: l’inchiesta finale” di Sheera Frenkel e Cecilia Kang (Einaudi, 2019). E per non rischiare nulla i superricchi si comprano anche i giornali e gli impongono il silenzio, come ha fatto sempre Jeff Bezos con il suo ‘Washington Post’ prima delle elezioni americane.
Ma il destino, è come sempre, anche nelle nostre mani, e nelle nostre letture.