Perché non deve stupirci la foto del primo ministro giapponese vestito da cosplayer

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È diventata virale in queste ore una foto del neo primo ministro giapponese Shigeru Ishiba vestito da personaggio di Dragon Ball (Majin Bu) durante l’inaugurazione di un museo di figurine. E come al solito in Occidente è partita la corsa a dire (o a sottintendere) che i giapponesi sono matti.

Certo, potremmo dire che non sono nuovi a comportamenti per noi stravaganti, ma occorre chiarire un po’ di cose. E lo faremo come sempre utilizzando i libri.

1. Il contesto: la foto è vecchia

Primo, è bene specificare subito che è una foto vecchia di qualche anno. Non è il neo premier che per i suoi primi impegni istituzionali va in giro travestito da personaggio di Dragon Ball. Era all’inaugurazione di un museo di figurine, quando non era ancora in carica, e il dress code prevedeva proprio il cosplay.

2. I manga in Giappone non sono solo per ragazzi

Secondo, i manga in Giappone non sono solo fumetti per ragazzi: sono una vera e propria cultura equiparabile a quella del romanzo. Ce n’è per tutte le età. Hanno una cultura molto grafica – a partire dagli ideogrammi – e quando siamo andati in Giappone abbiamo visto disegni di personaggi in stile manga per indicare qualsiasi cosa: pubblicità, avvertimenti, indicazioni. Allo stesso modo, le librerie erano piene di reparti dedicati ai manga con lettori davvero di tutte le età che si aggiravano tra gli scaffali.

Anche gli anime (i famosi cartoni animati giapponesi, quasi tutti tratti da manga) non fanno eccezione: il nostro grande equivoco è sempre stato quello di pensare che tutti i prodotti di animazione giapponesi fossero per bambini. Non è così.

Libri consigliati:

  • Destinazione Manga” di Maria Famularo (Il Mulino, 2023)
  • E poi… concedeteci un piccolo spazio di autopromozione: il nostro “Giappone in tutti i sensi” (Erga, 2024) parla molto anche di queste tematiche. Clicca qui per comprarlo

3. Cambiamo punto di vista sul Giappone!

Terza cosa, che forse è anche la più difficile: quando cerchiamo di decodificare la cultura giapponese partiamo sempre dal nostro punto di vista occidentale. E finiamo sempre per dire – tra il serio e il faceto – che i giapponesi sono matti.

Bisogna partire da un presupposto e di questo ce ne siamo proprio resi conto visitando questo splendido Paese: il Giappone è dall’altra parte del mondo. Dall’altra-parte-del-mondo. È impensabile che possa avere una cultura simile alla nostra.

E allora perché ci lasciamo sempre trarre in inganno? Forse perché è un Paese con cui abbiamo rapporti commerciali, non è una nazione sottosviluppata, è uno Stato laico (nel senso che non sono presenti fondamentalismi religiosi), ha grandi metropoli con grattacieli, parchi, supermercati e negozi proprio come noi. Ha una burocrazia efficiente e conosciamo i suoi prodotti, dalla Sony alla Hitachi, dai videogiochi ai cartoni animati. Forse per questo insieme di motivi tendiamo a pensare che allora il Giappone sia come l’Europa, o come gli Stati Uniti.

Ma non è così, la cultura giapponese è profondamente diversa dalla nostra, anche se ha adottato molti stili di vita occidentali, spesso “giapponesizzandoli”. E poi il Paese del Sol Levante si è aperto al commercio con gli occidentali molto tardi, dunque ha una radicatissima e solida cultura propria. Che, nonostante codici sociali che possono apparire molto rigidi, concede anche diverse occasioni di “folle casino” come i tantissimi festival tradizionali e, appunto, i cosplay sebbene non nati in Giappone ma qui adottati.

Anche questo lo abbiamo percepito durante il nostro viaggio in Giappone: a prima vista può sembrare un Paese familiare, ma sia la struttura sociale (con quel concetto di comunità così forte da superare il singolo individuo) sia quella religiosa (lo shintoismo degli otto milioni di dei che non ha difficoltà ad affiancarsi ad altre religioni tra cui il buddhismo ma anche il cristianesimo) sono molto diverse. Anche a causa ovviamente della storia e della collocazione geografica. Cosa occorre fare? Sicuramente osservare senza pregiudizi.

Libri consigliati:

4. Dragon Ball in Giappone è un vero e proprio mito

Quarto: Dragon Ball in Giappone è un mito assoluto. Così come il suo celebre creatore, Akira Toriyama, scomparso lo scorso primo marzo. Un grafico che si licenziò da un posto fisso da salaryman (una “follia” per un giapponese) perché sognava di diventare il “Disney” giapponese, intraprendendo una movimentata e molto meno sicura carriera da mangaka.

Libri consigliati:

  • Akira Toriyama” (Marotta&Cafiero, 2024) parla del momento in cui l’uomo decide di dare una svolta alla sua vita, spiccando il volo verso il suo destino, e diventando mito.

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