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Meno dialoghi, più riflessiva: non la solita Nothomb. Ma c’è un motivo
Amanti di Amélie Nothomb, attenti: questo non è uno dei suoi soliti romanzi fatti di nomi strampalati, dialoghi serrati e situazioni surreali. “La Nostalgia Felice”, scritto nel 2013, completa quella sorta di trilogia iniziata con “Stupore e Tremori” e “Nè di Eva nè di Adamo”. Ha meno dialoghi, è più riflessivo, pur rimanendo nel formato sintetico caro all’autrice (e caro anche a me: adoro chi, in poche righe, riesce a far capire, ridere, appassionarsi). Ecco tre buoni motivi per leggerlo:
1 Ha una delicatezza che deriva dalla trama particolare: si tratta infatti di un viaggio sentimentale bizzarro (come potrebbe non esserlo, si parla pur sempre della Nothomb) e coinvolgente: la scrittrice, 16 anni dopo le peripezie raccontate nei due libri sopra citati, torna in Giappone, alla ricerca delle persone a lei più care.
2 È pur sempre la Nothomb, dicevo: dunque, anche nelle riflessioni personali, anche nell’assenza di botta-risposta particolari, largo a sintesi e a ironia.
3 Pur rimanendo nel suo stile di narrazione inconfondibile, riesce a trasmettere al lettore tutte le sue emozioni, le sue incredibili esperienze, e, sì, anche a commuovere.