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(3,5 / 5)
Un buon libro, per chi ama i finali aperti e per chi vuole esercitare la propria immaginazione.
Chiariamolo subito, la trilogia dell’Area X di Jeff VanderMeer (da cui Netflix ha tratto – combinazione proprio mentre stavo leggendo i libri – un film) non è per tutti, pur essendo molto bella, e più sotto spiegherò il perché. I libri, editi da Einaudi, sono “Annientamento” (che ha vinto il Premio Nebula per il miglior romanzo 2014), “Autorità” e “Accettazione”.
La trilogia ruota intorno all’Area X, una zona in cui improvvisamente è successo qualcosa di molto strano e inspiegabile: mutazioni nel panorama, mutazioni genetiche, fenomeni incomprensibili. Alieni? Esperimenti sfuggiti di mano? Catastrofi ambientali? I membri di tutte le spedizioni che si sono addentrati nell’Area X, finora, sono tornati incapaci di spiegare cosa vi si nasconda. Il primo libro inizia con la dodicesima spedizione composta da quattro scienziate, un’antropologa, una topografa, una biologa e una psicologa. Cosa succederà questa volta?
Tre buoni motivi per leggerla:
1 Come dicevo, a me la trilogia è piaciuta ed è scritta molto bene – ammetto però di aver avuto alcuni momenti in cui sono andata avanti con fatica, specie nel secondo libro – ma non la ritengo adatta a tutti, bensì solo agli amanti dei finali (molto) aperti e di quei libri – per forza di cose un po’ impegnativi e da leggere con concentrazione – che forniscono più domande che risposte. Insomma, una narrazione in cui conta forse, più che la meta, il viaggio. Il libro è stato paragonato, secondo me molto impropriamente, a “Lost” e a “Hunger Games”. Niente a che vedere.
2 Sempre per gli amanti del genere, VanderMeer riesce nell’impresa di costruire una trilogia su una serie di situazioni che non vengono mai spiegate con totale chiarezza. Persino le figure che si incontrano nell’Area X sono sempre descritte in maniera sfuggente. All’inizio questa caratteristica – come vedere un panorama sempre sfocato – mi indispettiva: poi ho capito che l’autore voleva semplicemente dare molto molto spazio all’immaginazione di ognuno. Bisogna averla. E aver voglia di esercitarcisi.
3 Spinta da curiosità, ho visto anche l’adattamento tv su Netflix. Totalmente diverso (anche perché libri come quelli di VanderMeer sono difficili da tradurre fedelmente sul piccolo o grande schermo che sia). Vale la pena? Secondo me, no. O, al limite, guardatelo mettendovi bene in testa che state guardando un altro film. Il libro è decisamente meglio.