A Natale regalo un libro: istruzioni per l’uso

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Inauguriamo la prima puntata della rubrica “A Natale regalo un libro”, a cura dello scrittore Simone Farello

Scoccata la data dell’8 dicembre, accese le luminarie per le strade delle città e addobbati gli alberi nelle piazze, l’ansia da regali comincia il suo inesorabile conto alla rovescia.

Se non siete tra coloro che hanno già acquistato i doni di Natale ad agosto, usando doti di previdenza e preveggenza che vi attirano le ire di quelli che “tanto c’è tempo”, beh, il vostro tempo per rimandare è finito. E quest’anno è anche un tempo impervio e ostile: tra coprifuochi, zone rosse, divieti di assembramenti (e non c’è da scherzare: rispettiamo le regole, è per il bene della nostra salute e di quelle persone a noi care a cui non abbiamo ancora comprato nulla) l’accesso ai negozi è un’avventura ancora più spericolata del solito. Per fortuna c’è l’e-commerce! Ma che la vetrina sia fisica o digitale il dilemma è sempre lo stesso: “Cosa prendo per mio marito? Per la mia migliore amica? Per la Zia di Russia?”

Quando giunge questo fatidico momento sappiamo che in molti, moltissimi, saranno colti dall’improvviso impulso di scegliere un libro. Del resto Amazon non ha iniziato proprio così, coi libri? E poi guarda dove è arrivata. E se Amazon vi sta antipatica, ci sono anche le alternative come Bookdealer, la piattaforma dei piccoli librai, quelli che hanno resistito a tutto, dalle grandi catene all’ebook, ed ora improvvisamente risorgono grazie alla rete.  Insomma: avete l’imbarazzo della scelta dei posti dove poter scegliere. Ed è sempre bello regalare un libro, no? Beh: non è detto. E non è nemmeno detto che sia semplice. Forse potreste avere bisogno di qualche consiglio, di tre buoni motivi per scegliere questo o quel libro. O di diversi motivi per pensare a qualcos’altro e prendervi qualcosa da leggere per voi, anche se ormai la libreria trabocca e non sapete più come fare.

È per capire se regalare a un altro o a voi stessi che abbiamo scritto questa guida.

A Natale regalo un libro: ma come lo scelgo?

Se dovete regalare una maglia ad una zia che non vedete da anni, qualunque commessa sarà in grado di aiutarvi a sceglierla anche basandosi su vaghe indicazioni sui gusti della zia, essendole sufficienti alcune nozioni fondamentali come l’età, i precedenti in termini di buono o cattivo gusto, la propensione a seguire le mode o il conservatorismo.

Ma chiedere a un libraio di consigliare un libro da regalare ad un altro è come chiedere a un passante indicazioni su una città dove lui abita da qualche settimana: vi manderà nel posto che piace a lui, che in genere è quello sbagliato. Perché il libraio è un lettore, mentre vostra zia forse sì o forse no, e questo rende tutto molto, molto complicato.

Orientarsi nella vastissima offerta di libri

Inoltre, nonostante la lenta erosione dei lettori, che si sciolgono come i ghiacciai (a quando un #FridayForReaders?) stiamo assistendo a una tumultuosa moltiplicazione dell’offerta. Non c’è mai stata, nella storia umana, una disponibilità di libri vasta come in questo momento. Non solo le piattaforme digitali sono sempre più ricche, ma sono in vertiginoso aumento di coloro che esigono il loro quarto d’ora da autore od autrice. Se siete gente con lo stomaco forte date un’occhiata a Facebook e scoprirete che molto probabilmente anche il vostro vicino di casa heater semianalfabeta, il vostro fidanzatino delle medie che copiava anche la data del tema e il criceto ammaestrato della vostra migliore amica hanno scritto un libro e lo esibiscono su Facebook, Instagram, Twitter, TikTok e chi più ne ha più ne posti.

Insomma: per orientarsi in questa favolosa abbondanza ci vogliono delle mappe o delle guide che, oggi, sono difficilmente disponibili, a meno che non ci si voglia affidare ai commenti dei lettori riportati dai siti suddetti, così come si ricorre alle recensioni dei ristornati o degli alberghi su TripAdvisor o Trivago. Si tratta di un’opzione rischiosa. Non solo perché è lecito dubitare della veridicità di questi commenti (autorevoli studi scientifici hanno dimostrato che almeno un terzo di essi è falso, scritto non da veri utenti ma dagli stessi operatori o dalla concorrenza, in una spietata battaglia sulla reputazione), ma per il semplice fatto che per dare un giudizio su un romanzo o un saggio sarebbe utile ricorrere a qualcuno che abbia una familiarità coi libri non occasionale. Si potrebbe anche osare sostenere che ci voglia qualcuno di esperto.

Il bisogno di un esperto

E’ innegabile: gli esperti sono in genere degli insopportabili saccenti che se la tirano un sacco e ce la mettono tutta per rendersi antipatici. Con le loro manie e i loro protetti assomigliano molto ai personaggi descritti da Manuel Vazquez Montalban ne ‘Il Premio’ (un romanzo che appartiene alla nota serie di Pepe Carvalho e che pur non essendo quasi mai citato tra gli “imperdibili” ha quel fascino fané che lo rende una versione mediterranea di Agatha Christie e quel vago alone di reality show che lo rende un Gaudì letterario).

Ma proprio come i critici gastronomici si divertono a demolire o innalzare cuochi con i loro panieri di stelle Michelin; i critici letterari si vendicano un po’ della loro dedizione a un’arte in cui non eccellono (chi scrive guide di ristoranti non cucina, e chi giudica i libri non scrive): ma sono capaci di riconoscere un buon libro da uno cattivo, se non altro perché ne va della loro salute mentale. Leggere cattivi libri danneggia lo spirito, proprio come mangiare pietanze insapori o stravaganti porta noiosi fastidi, anche se sono impiattate con coreografie hollywoodiane.

A nessuno piace mangiar male ed è per questo che nonostante la grande popolarità e l’apparente gratuità di siti come Trip Advisor, le guide ai ristoranti continuano ad avere un grande successo. Quando dovete decidere dove portare a cena una ragazza al primo appuntamento o volete apprezzare la vera cucina locale di un posto, il consiglio di qualcuno che se ne intende è sempre più affidabile di persone come voi che hanno come unico merito quello di aver avuto voglia di pubblicare sul web i loro giudizi. Una cosa che un tempo avremmo definito, semplicemente, chiacchiere.

David Foster Wallace

Il fatto è che grazie a internet abbiamo così tante cose a disposizione che diventa difficilissimo attribuire dei valori e saper riconoscere ciò che vale la pena in quello che assomiglia a un incessante e insopportabile rumore di fondo, in cui è quasi impossibile distinguere le cose intelligenti dalle sciocchezze. Ce lo diceva, con la schiettezza che lo contraddistingueva, lo scrittore americano David Foster Wallace: “Se torni a Hobbes, e pensi al motivo per cui siamo arrivati a implorare… perché la gente arriva a implorare l’avvento di un leader che abbia potere di vita e di morte sulle persone? Abbiamo l’assoluta necessità di delegare il nostro potere. Con internet succederà esattamente la stessa cosa. A meno che non ci siano barriere, siti e regolatori del traffico che dicono: <<Benissimo, vuoi trovare della fiction di qualità dignitosa in rete? Te la scegliamo noi>>. […] Li pregheremo in ginocchio. Pagheremo, letteralmente, per averli”.

David Foster Wallace, che per molti è stato il miglior scrittore della sua generazione, ed ha scritto il più bel racconto sull’11 settembre 2001 (contenuto nella raccolta ‘Undici settembre’), si è suicidato per motivi che molti provano ancora oggi a spiegare, ma di certo riconducibili a una radicale forma di insofferenza verso il mondo. Le nevrosi sono pericolose, meglio evitarle, soprattutto sotto le Feste.

L’era dei manuali

Forse per questo oggi si trovano manuali per fare qualsiasi cosa, anche su come mettere in ordine i propri cassetti, una funzione così elementare da non esser più insegnata nemmeno nei corsi di economia domestica (ammesso che esistano ancora) e che non siano stati sostituiti, appunto, dai best seller new age di giapponesi esperti nell’arte della gestione dello spazio domestico.

Nessuno però insegna come leggere o almeno a maneggiare con cura un libro, e anche se a causa di una serie di retaggi e condizionamenti culturali, molti continuano a considerare i libri un regalo importante, quando devono scegliere navigano a vista e rischiano di impazzire o di fare delle pessime figure.

La guida al regalo giusto di Tre Buoni Motivi per Leggere

Ma non sempre c’è bisogno di pregare in ginocchio, se siete uno di quelli che stanno per decidere di regalare in libro, sarà Tre Buoni Motivi per Leggere ad aiutarvi nel scegliere i vostri regali in libreria: e già due titoli potete segnarveli, anche se di David Foster Wallace consiglieremmo soprattutto quel pezzo di esilarante bravura che è ‘Una cosa divertente, che non farò mai più’. Parla di crociere e di quello che siamo diventati iscrivendoci in massa alla globalizzazione dell’intrattenimento. Se invece David Foster Wallace non vi è simpatico (o non ve ne importa niente che lo sia) e detestate il politicamente corretto (e magari che Trump abbia perso un po’ vi dispiace), rivolgetevi a ‘Bianco’ di Bret Easton Ellis (l’autore di ‘American Psycho’), uno che ha fatto della scorrettezza un’arte sopraffina. E se siete contenti che Trump abbia perso e volete riderci ancora un po’ su, potete pensare a ‘Lo scarafaggio’ di Ian Mc Ewan: si ride, amaro, e si tira un sospiro di sollievo.

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