“Blackwater” di Michael McDowell: il misterioso fascino di una saga di culto

SUL LIBRO

La saga di Blackwater ti costringe a innamorarti della storia e dei personaggi (che non dimenticherete), ti manda in astinenza e ti lascia un senso di pienezza e di immenso vuoto dopo la parola fine

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Non è semplice scrivere di una serie letteraria su cui ormai si è versato molto inchiostro. Di certo i sei volumi che compongono la saga di ‘Blackwater’, scritti da Michael McDowell nel 1983 e riproposta 40 anni dopo da Neri Pozza (l’autore è morto nel 1999), hanno catturato il pubblico francese e italiano per motivi che non sono così semplici da chiarire. Se da un lato le splendide copertine di Pedro Oyarbide e l’endorsement di Stephen King basterebbero da sole a non relegare la saga a un semplice tascabile di successo, il segreto di ‘Blackwater’ in fondo rimane tale: ed è qui, forse, la chiave di tutto.

La trama, in breve

La saga si compone di sei volumi – La Piena, La Diga, La Casa, La Guerra, La Fortuna, La Pioggia – ed è interamente ambientata nella cittadina Perdido, in Alabama, alla confluenza dei fiumi Perdido e Blackwater dal 1919 al 1970.

Tutto inizia quando il fiume Perdido esonda mettendo in discussione la sopravvivenza stessa della comunità che vive grazie alle tre segherie di cui la principale è quella dei Caskey. Ed è proprio Oscar Caskey a trovare in una stanza dell’unico hotel della città la misteriosa Elinor Dammert, donna senza passato ma capace di contrastare la madre di Oscar, Mary Love, di sposarlo e di diventare il motore di una strabiliante vicenda familiare che si snoderà per almeno tre generazioni. Ma l’epopea dei Caskey è costellata da fatti inquietanti e vicende misteriose, che girano tutte intorno all’autentica natura di Elinor, che intrattiene con il fiume Perdido un rapporto ancestrale, oltre il confine del naturale. Impossibile dire di più senza spoiler.

Tre buoni motivi per leggerlo

Una storia nel solco del Southern Gothic, tra Stephen King ed Edgar Allan Poe, che consigliamo per almeno tre buoni motivi.

1McDowell è stato lo sceneggiatore di ‘Nightmare before Christmas’ di Tim Burton, e le sue capacità di scrittura cinematografiche sono uno dei punti di forza di ‘Blackwater’, che è una serie su carta, pubblicata quando le serie ancora non c’erano. Il suo successo postumo si deve probabilmente a questo: il pubblico di oggi si è trovato a leggere una serie Netflix scoprendo di non aver alcun bisogno delle immagini per essere, semplicemente, rapito dalla storia. ‘Blackwater’ è come il Perdido: ti prende nel suo gorgo e decide lei quando lasciarti andare. Questo fa la grande narrativa popolare e di genere: ti costringe a innamorarti della storia e dei personaggi (che non dimenticherete), ti manda in astinenza e ti lascia un senso di pienezza e di immenso vuoto dopo la parola fine. Tutti gli episodi sono intensi e si deve solo scegliere il proprio preferito (il mio è il quinto, ‘La Fortuna’)

2Fa paura? Sì, spesso. Ma è una paura fatta di inquietudine, dove anche l’efferatezza si manifesta soprattutto come infrazione del consueto. Se togliessimo le parti gotiche, la saga reggerebbe lo stesso, grazie alla sua profondità narrativa e alle tematiche che in modo mai invasivo propone. Come ‘It’ questa è una storia sui pregiudizi – di razza, di genere, di classe – e il perturbante è collocato in quel confine dove la nostra idea di normalità viene messa in discussione e stravolta, facendoci riflettere su cosa sia veramente normale, su cosa faccia realmente paura: un mostro, un fantasma o noi. L’impressione è che McDowell, forse senza saperlo, abbia inventato un genere, il Queer Gothic.

3In ‘Blackwater’ tutto gira intorno al femminile. Gli uomini sono strumenti, ma non per questo sono burattini: nelle donne possono trovare la loro identità quando si aprono al dialogo, quando si dispongono all’ascolto, quando si depongono dalla loro mascolinità. Anche il forte messaggio ecologista di ‘Blackwater’, in grande anticipo su questi tempi in cui le inondazioni sono un segno della catastrofe presente, è in diretto rapporto con il femminile, così come l’idea di una circolarità della storia alternativa all’idea che viviamo su una linea retta che punta al progresso. ‘Blacwather’ è la storia dei nostri fantasmi e la storia di un sortilegio: se malefico o benefico, lo deciderete arrivando laddove tutto inizia e finisce: l’acqua del Perdido.

 

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