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In questi giorni si parla moltissimo della serie tv “Hanno ucciso l’uomo ragno – La leggendaria storia degli 883” andata in onda su Sky e in streaming su Now. La prima stagione si è conclusa e sono già tanti i fan che non vedono l’ora che arrivi la seconda (e nel frattempo gli ascolti delle canzoni degli 883 su Spotify sono schizzati alle stelle).
Dunque, mentre aspettiamo la seconda stagione, per ingannare l’attesa possiamo leggere ben due libri molto belli da cui è stata tratta la serie tv.
Siccome questo articolo è un po’ lungo, ecco un breve riepilogo di cosa ci troverete dentro:
- “I cowboy non mollano mai”: la storia degli 883 raccontata come nella serie
- “Max 90”: miti e tematiche degli 883 per un salto negli anni ’90
- La differenza tra libri e serie tv
- Il significato delle canzoni: aneddoti e curiosità
“I cowboy non mollano mai”: la storia degli 883 raccontata come nella serie
Il primo libro è “I cowboy non mollano mai” di Max Pezzali, pubblicata nel 2013 per Isbn Edizioni. L’ho finito da poco e lo consiglio a tutti coloro che sono già “in astinenza” da serie tv: sì, perché il libro è scritto veramente nello stesso stile che abbiamo visto sul piccolo schermo e a parlarci sembra il Max interpretato dal bravo attore Elia Nuzzolo. Che poi ovviamente è il contrario: è Elia Nuzzolo che si è calato bene nei panni di Max Pezzali, ma prima di vedere la serie tv molti di noi non conoscevano la storia del gruppo né il carattere ironico e da “antieroi” degli 883.
Perché la cosa bella è che gli 883 sono due ragazzi di provincia che, partendo da una tavernetta e mettendo da parte i risparmi, barcamenandosi tra la scuola, gli amici e le ragazze, senza avere la minima idea del percorso da intraprendere, riescono a sfondare. Una storia da “sogno americano” potremmo dire. E Max e Mauro, così nella serie tv come nel libro, sono semplicemente irresistibili: un po’ imbranati e pure sprovveduti, spensierati e incasinati, molto ironici e autoironici, alle prese con sogni, desideri e paure di due ragazzi semplici, cresciuti in una provincia in cui tutti si conoscono ed emergere è più difficile. Anche perché sono due “antieroi” immersi in un mondo in cui sono tutti “vincenti”, a cui ne succedono letteralmente di tutti i colori. Forse è per questo che piacciono tanto anche adesso: perché ci immedesimiamo tutti un po’ in loro. Leggendo alcuni degli episodi raccontati da Max Pezzali ho davvero riso di cuore.
Il libro, come la serie tv, è il racconto della storia degli 883 in ordine cronologico partendo dall’infanzia di Max: il negozio di fiori dei genitori, i funerali in estate, la scuola che non va, la scoperta del punk, l’incontro con Mauro Repetto tra i banchi, le prove in tavernetta. Fino ad arrivare al 2013, anno in cui è uscito il libro: dunque ci si spinge ben oltre rispetto alla serie tv.
“Max 90”: miti e tematiche degli 883 per un salto negli anni ’90
Un altro libro da cui è stata tratta la serie tv è “Max 90”, sempre di Max Pezzali, edito per Sperling&Kupfer nel 2021, quindi più recente, con anche una nota di Mauro Repetto.
Questa volta non si tratta di una storia in ordine cronologico bensì è una sorta di “enciclopedia” di tutte le tematiche trattate dagli 883: non bisogna leggerlo per forza di fila, si possono anche scegliere i capitoli che ispirano di più e leggerli singolarmente. Ogni tema, comunque, viene spiegato con aneddoti e curiosità e il libro è graficamente più curato di quello precedente, con foto e colori e grafiche, ma a dire il vero mi è sembrato pensato per un pubblico diverso, forse più giovane: Max spiega cosa si poteva fare “con un deca”, com’era andare a New York quando la spinta della globalizzazione non era ancora così forte, com’era difficile andare alle feste senza navigatore ma solo con cartine e Tuttocittà (e poi si finiva puntualmente a “casa di Dio”).
Insomma sembrano più aneddoti di uno zio che parla ai nipoti, sempre con quello stile scanzonato ma molto meno. Una sorta di “spiegone” degli anni ’80-’90 con molti (brevissimi) capitoli che mirano più al contesto che alla storia reale degli 883. Per i miei gusti, di gran lunga meglio “I cowboy non mollano mai” a cui secondo me gli sceneggiatori si sono ispirati molto di più per la serie tv.
Ci sono comunque vere e proprie chicche come gli errori nei testi delle primissime canzoni, scivoloni dovuti all’inesperienza, come i “margaridas” (che sono “margaritas” in realtà, di questo c’è un breve accenno anche nella serie tv) di “Hanno ucciso l’uomo ragno”, il batterista trash (anziché di thrash) di “Non me la menare”.
La storia degli 883: differenze tra libri e serie tv
Teniamo conto che la serie tv è comunque abbastanza romanzata per esigenze di sceneggiatura. Alcune persone come Silvia, la fidanzata di Max, o l’amico Cisco, vengono appena accennati: ad esempio in un paio di passaggi de “I cowboy non mollano mai” lui menziona una “fidanzatina greca” negli anni degli esordi, ma nulla più.
Insomma, c’è stato un grande lavoro per tirare fuori una trama che potesse incollare i telespettatori allo schermo: “I cowboy non mollano mai” non scende così nel dettaglio, ma in compenso fornisce altri aneddoti e leggendolo sembra proprio di sentire la voce del Max della serie tv che racconta improbabili episodi e scene surreali.
Il significato delle canzoni: aneddoti e curiosità
Una delle cose belle soprattutto de “I cowboy non mollano mai” è che Max Pezzali spiega l’origine e il significato di molte delle canzoni degli 883.
Si parla di “Nessun rimpianto“, scritta dopo una grandissima delusione d’amore: ai tempi Max stava con una ragazza che pensava davvero fosse quella giusta ma – dopo essere tornato da un viaggio di lavoro – ha scoperto che stava addirittura per sposare un altro, un ragazzo della Pavia bene. Oppure della meno famosa “La rana e lo scorpione“, scritta dopo il suicidio di un amico, “stroncato” dalle aspettative della famiglia e della società per cui aveva rinunciato ai suoi sogni. Ma, come succede con lo scorpione della canzone, alla fine la sua vera natura, soffocata per tanto tempo, l’ha messo di fronte a una situazione da cui non ha trovato la forza per uscire.
E poi ci sono tutte le altre, “Come mai“, “Hanno ucciso l’uomo ragno” e così via, fino alle ultimissime, quelle della maturità, con anche qualche aneddoto sorprendente: forse non tutti sanno ad esempio che “Dopo il solito bip” è la cover di una canzone giapponese, ascoltata da Max Pezzali quando era a Tokyo (ci sarebbe poi tornato, folgorato dal Giappone, per il video di “Viaggio al centro del mondo”). Per chi volesse ascoltarla, è “Six Xs” del gruppo Primrose. Invece, forse alcuni l’hanno riconosciuta, “Tenendomi” è una cover di “You needed me” dei Boyzone.