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In questo anno, pieno per me di meravigliose scoperte narrative, sono stati numerosi i saggi che hanno catturato la mia attenzione, o perchè affrontano questioni molto dibattute in modo originale, o perchè aprono nuovi filoni di ricerca.
Non stato facile scegliere i migliori e alla fine ne ho scelti 7.
Miglior saggio sportivo
“Il circo del ring”, di Katherine Dunn, 66thand2nd. Dopo “Sulla boxe” di Joyce Carol Oates, un’altra scrittrice si cimenta con il mondo della nobile arte, offrendoci una carrellata di storie di questo sport tanto discusso quanto nevralgico nell’immaginario culturale e sociale di molti paesi nel mondo. Il libro è particolarmente interessante sia perchè entra nelle palestre, facendoci respirare quello che lo spettatore non vede – la quotidianità dei pugili – sia perchè parla in modo non banale della boxe femminile, sia perchè esplora la boxe dilettantistica, proprio mentre si dicute della sua possibile esclusione dal progamma olimpico del 2024. Agile come una farfalla, efficace come un diretto.
Migliori saggi storici
“Messaggi di sangue. La violenza nella storia d’Italia” di David Forgacs, Laterza. Attraverso 12 espisodi, noti e meno noti, della storia d’Italia, dal 1859 ad oggi, lo storico inglese esplora un tratto caratteristico del nostro Paese: la debolezza dello Stato e le sue conseguenze: il frequente ricorso alla violenza nei confronti dei propri cittadini e la frequenza di fenomeni di violenza antistatale. Sono molti i miti che vengono sfatati (quello degli italiani brava gente, ad esempio, raccontando le violenze coloniali in Libia; o quello della Grande Guerra, esplorando il lato oscuro che si cela dietro Caporetto) e molti i fatti che vengono inquadrati in modo nuovo (come la sparatoria anti immigrati di Macerata del 2018). Inoltre Forgacs analizza in modo acuto le diverse strategie di comunicazione della violenza dei carnefici e delle vittime: una questione di grande attualità.
“Nazismo e management. Liberi di obbedire”, di Johann Chapoutot, Einaudi. Chapoutot è forse il più giovane importante storico del nazismo e ancora una volta ci soprende con la sua capacità di valorizzare la microstoria (come nel fulminante “L’affaire Potempa”). Illustrandoci la vicenda dell’ex generale delle SS Reinhard Höhn che dopo la guerra resta impunito e apre una scuola di management da cui passano i quadri delle principali aziende tedesche, Chapoutot ci parla di due cose. Del processo di rimozione del nazismo in Germania Ovest e di quanto la struttura di un totalitarismo ferreo e creativo abbia pervaso il capitalismo per un tempo che arriva sino a noi. Solo 100 pagine: perfette.
Migliori saggi di scienze umane
“White trash”, di Nancy Isenberg, Minimum Fax. La storia d’America, in particolare degli stati del Sud e dell’Ovest, come non ce l’hanno mai raccontata. Una storia che ci dice che dietro ogni razzismo si nasconde la lotta di classe. Una storia di bianchi che sottomettono e usano altri bianchi (la “spazzatura bianca” del titolo). La storia di come le èlite spingano il popolo verso il populismo per reprimere le ambizioni di miglioramento sociale. Una storia che ci riguarda molto di più di quello che pensiamo.
“Memoria imperfetta”, di Antonella Tarpino, Einaudi. Non è facile inquadrare le opere della Tarpino, sospese tra storia, sociologia e urbanistica. Forse la definizione giusta è “antropologia del contemporaneo”. Come nel suo “Spaesati” l’autrice ci accompagna in “luoghi che non sono più gli stessi luoghi”. Rovine della storia che qualcuno prova a recuperare, non sempre riuscendoci. In questo libro il coinvolgimento dell’autrice è particolare perchè il viaggio parte dall’Ivrea di Adriano Olivetti, dove è nata e cresciuta. La più grande utopia industriale del ‘900 viene racontata attraverso gli spazi piemontesi, oggi patrimonio Unesco, e quelli di Pozzuoli e Matera. Olivetti fa ancora parlare di sè. E discutere.
“Realismo capitalista”, di Mark Fischer, Nero. Mark Fischer, morto suicida nel 2017, è stato uno degli intellettuali più radicali e originali del XXI Secolo. Minimum Fax sta meritoriamente pubblicando la sua opera, sviluppata soprattutto sul suo blog k-punk e dedicata alla cultura popolare – musica, cinema, televisione, letteatura – e alle sue trasformazioni nel nostro tempo. Le fondamenta del suo pensiero sono però in questo brevissimo pamphlet in cui la capacità critica si esprime in modo essenziale. L’assunto da cui parte Fischer è che “oggi è più facile pensare alla fine del mondo che alla fine del capitalismo”. Ma pensare il cambiamento e l’alternativa è possibile: basta darle un nome e una forma, adatte ai tempi.
Miglior saggio del 2021
Per lo stile, la ricchezza della documentazione, il ritmo, la profondità delle argomentazioni e la spietata attualità, il saggio dell’anno è “La Q di Qomplotto. Qanon e dintorni. Come le fantasie di complotto difendono il sistema”, di Wu Ming 1, Alegre Edizioni, che abbiamo già recensito. Scritto durante la pandemia e le elezioni USA più assurde di sempre, è una mappa per i complotti di cui ancora oggi discutiamo, un manuale di sopravvivenza e una lettura di inusuale godibilità.