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Ogni volta che arriva la Giornata della Donna, non posso fare a meno di pensare a quello che in genere viene detto e ribadito: “8 marzo tutto l’anno“. Certo, parole facili, un modo di dire ricco di significato e allo stesso tempo svuotato a furia di ripeterlo.
Certo, l’8 marzo non può rimanere una ricorrenza da calendario e basta. Ma come fare, allora, per puntare i fari sulla condizione della donna – in Italia e nel mondo, al giorno d’oggi e nella storia – tutto l’anno? Sicuramente una delle strade da percorrere è tramite la lettura, hobby che accompagna noi “lettori onnivori” ogni giorno.
“8 marzo tutto l’anno” dicevo, sì, ma sono solo parole che, senza la giusta consapevolezza di quel che accade, di come e del perché, rischiano di rimanere uno slogan privo di un’altra componente fondamentale, che è la resistenza. Riconoscere i meccanismi e i processi della discriminazione (in tutti i campi, dalla famiglia al lavoro passando per la politica) serve per combatterla e per cambiare. Ecco allora quattro titoli che tutti – a prescindere dal genere di appartenenza – possono leggere per un’analisi più accurata del tempo presente, senza cadere nella banalizzazione.
1 “Caccia alle streghe, guerra alle donne” di Silvia Federici (Nero, 2018): un saggio breve (poco più di 100 pagine) e interessante che lega la violenza misogina al capitalismo, nei secoli scorsi ma anche oggi. L’obiettivo più profondo di questa guerra che viene costantemente mossa alle donne? Ancora una volta, sovvertire i processi di riproduzione sociale, spaccare la comunità e aprire la strada al lato peggiore del capitalismo.
2 “Spezzate. Perché ci piace quando le donne sbagliano” di Jude Ellison S. Doyle (Tlon, 2022): perché ci piace guardare una donna crollare? Cosa ci attrae della sua vulnerabilità? È uno spettacolo a cui siamo abituati e da cui con difficoltà distogliamo lo sguardo. Questo saggio ci apre le porte di una galleria degli orrori in cui celebrità di ogni epoca, da Charlotte Brontë a Miley Cyrus, da Britney Spears a Hillary Clinton, hanno scontato la colpa di non aver rispettato i limiti che la cultura patriarcale aveva imposto alle loro vite.
3 “#staizitta giornalista. Dall’hate speech allo zoombombing, quando le parole imbavagliano” di Silvia Garambois e Paola Rizzi (All Around, 2021): sessismo, minacce, odio. Soprattutto quando è una donna ad avere l’autorità e l’autorevolezza per far sentire la sua voce. E allora la professionista dell’informazione diventa «cessa», «maestrina», «vai a fare la calza», «a te non ti stupra nessuno», «la vedo bene come cassiera». Gli autori non sono solo leoni da tastiera solitari, sempre più spesso sono squadre di odiatori organizzati il cui scopo è silenziare il lavoro delle giornaliste. Alcune di loro, qui, raccontano che cosa significa lavorare, raccogliere notizie, smontare fake news sapendo che la conseguenza sarà una grandine di insulti e minacce.
4 “Ferite a morte” di Serena Dandini (Rizzoli, 2013): anche con la risata (amara) aumenta la consapevolezza. E questo libro ne è un esempio lampante: Dandini riesce a parlare di femminicidio in maniera non banale ma profonda, non grottesca ma ironica. Una sorta di “Antologia di Spoon River” in cui a prendere la parola sono proprio le vittime che raccontano la loro storia. Il libro, nato come progetto teatrale, è ancora molto attuale e meriterebbe di essere letto nelle scuole. Da sottolineare la nuova edizione uscita nel 2022 che contiene un monologo dedicato alle violenze durante il lockdown e anche una voce maschile.